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Instagram: il tuo profilo è pronto per l’eCommerce? 10 cose da verificare

Instagram: il tuo profilo è pronto per l’eCommerce? 10 cose da verificare

Da un po’ di tempo si fa un gran parlare di Instagram per eCommerce e delle opportunità che offrirebbe a chi vuole fare business online, anche perché il 70% degli Instagramers ha comprato almeno una volta nella vita un prodotto dopo averlo visto su Instagram. Tuttavia gran parte dei profili business risulta ancora carente proprio sulle basi. Partiamo da questa considerazione per verificare, in 10 passaggi, l’efficacia della nostra presenza sul popolare social network, parlando di:

  1. Profilo
  2. Strategia
  3. Hashtag
  4. Contenuti
  5. Insight
  6. Frequenza di pubblicazione
  7. Strumenti
  8. Instagram Shopping
  9. Engagement dei followers
  10. Instagram Stories

Una sorta di auto-valutazione del profilo Instagram per l’ambito commerciale, ovvero i calzolai con le scarpe bucate. Un passo alla volta: pronti?

Premessa

Iniziamo con una breve overview sui numeri. L’Italia è al 10° posto nel mondo per l’utilizzo di Instagram, contando qualcosa come 19 milioni di utenti attivi al mese (+36% anno su anno) e la crescita è spaventosa: 813 milioni di utenti nel mondo a marzo 2018, a fine anno siamo già a oltre 1 miliardo. Di cui 500 milioni attivi al giorno! L’engagement con i brand è maggiore rispetto a Facebook, ben 10 volte di più, per non parlare dei social secondari (x54 rispetto Pinterest, x84 rispetto Twitter). Il pubblico è bilanciato per genere, in maggior parte giovani 18-35 anni e pochissimi anziani (1% sopra i 65 anni). Le Stories e i video sono gli strumenti a maggior crescita sia in termini di utilizzo, che di interazione: passiamo più tempo (+80%) rispetto l’anno precedente sui video e ben il 20% delle Stories riceve un messaggio diretto di commento. Dal punto di vista professionale ci sono 25 milioni di profili business, ma è più interessante sapere che ben l’80% degli iscritti a Instagram segue almeno un brand e il 30% delle Stories di maggior successo viene veicolato da profili business. Un mondo interessante per chi vuole aumentare la propria awareness, vediamo dunque come fare.

Il 60% degli Instagramers dichiara di aver scoperto un prodotto o un servizio su Instagram tramite il canale ufficiale del brand”.

Di per sé quindi il social è forte, ma quando si parla di quattrini occorre valutare se una presenza attiva sia davvero la scelta più sensata per il proprio business. Alcune domande che possono aiutare sono quelle su:

  • Prodotti o servizi. Qual è la categoria merceologica di riferimento? Instagram è più efficace per i prodotti fisici (food, fashion, furniture, beauty ecc.) ma può esserlo anche per servizi laddove la comunicazione visiva riesca a presentarli attraverso le emozioni (un tipico esempio possono essere i viaggi);
  • Target. Oggi Instagram intercetta la quasi totalità dei millenials, ma negli ultimi anni sono in crescita anche altre fasce d’età (è stato coniato il termine “Instagrans”, per dire :-D). Ideale certamente per il B2C, più delicato l’approccio B2B.
  • Sito e touchpoint. La presenza digital è ottimizzata per mobile? Instagram è praticamente “mobile only”, diventa fondamentale avere sito, eCommerce ecc. sì responsive ma anche strategicamente studiato per un approccio commerciale votato alle visite in mobilità.

Un buon esempio da analizzare a tutto tondo è LazzariOnline: il sito e il profilo.

1. Profilo: come ottimizzare il profilo Instagram

Prima di parlare di crescita della visibilità è bene avere solide basi, quantomeno verificando se il profilo ha le caratteristiche considerate il minimo sindacale. Intanto le informazioni principali: un logo riconoscibile, per esempio come immagine profilo, un link al sito nella short bio (l’unico spazio dove poter inserire link cliccabili, a meno di non avere lo swipe-up per le Stories) e ovviamente i contatti. Circa la biografia, è importante che lo spazio testuale contenga una descrizione capace di identificarci e distinguerci, comunicando chiaramente la nostra “Unique Value Proposition” e quindi i vantaggi/motivi per seguirci diventando follower. In pochissimi caratteri dobbiamo riuscire a comunicare chi siamo, i valori del brand, come è possibile identificare i nostri prodotti e riconoscerci tra mille.

Questo spazio può essere usato anche per offrire una gratificazione istantanea con l’avvio della relazione, un benefit come lo sconto primo acquisto, una promozione specifica o altro che stimoli l’approfondimento. Questo spazio prezioso è utile anche per comunicare al meglio le stagionalità di prodotto, personalizzando dunque il testo in base al periodo o l’occasione (insomma, non si tratta di un “Chi siamo” nel sito istituzionale).

Un esempio di sfruttamento creativo è TroppoTogo, che lo usa anche per lanciare un concorso:

2. Strategia: come crescere su Instagram a livello organico

Un problema comune è la difficoltà a crescere a livello organico, ovvero naturalmente, senza il contributo di sponsorizzazioni. E’ possibile e capita, ma è sempre più raro: con l’avvento del grande pubblico (ovvero milioni di nuovi profili) bisogna avere contenuti più che ottimi e non solo. E’ utile verticalizzare il tema trattato, seguirlo con coerenza e uniformità di stile, stabilendo un piano editoriale capace di pubblicare periodicamente materiale interessante: le immagini devono dare l’immediata percezione di ciò di cui parliamo/vendiamo, quello in cui siamo specializzati o che stiamo presentando, insomma il nostro prodotto.

Le foto che funzionano meglio sono quelle di carattere emozionale: banditi gli scatti di un oggetto scontornato su fondo bianco, per capirci. Ma la diffusione della foto avviene solo dopo la sua pubblicazione, anzi… subito dopo: è bene sfruttare l’engagement nei primissimi minuti (30-60) cercando di interagire con i profili più attivi (che è possibile scoprire con Social Rank, uno dei tool gratuiti), magari evitando di taggare più di un account alla volta nel tentativo di essere ripostati. Come approccio strategico, ma anche in termini di posizionamento qualitativo nei confronti di altri profili, aiuta uno stile omogeneo nei copy e nelle creatività (magari lavorando su modelli/rubriche tipo prodotti, persone, dietro le quinte, ambientazioni ecc.).

Un esempio di carattere visuale è Lush, invece in termini di comunicazione informale (nonostante un posizionamento medio-alto) qualcuno a cui ispirarsi è PaveMilano. Ancora, a livello ispirazionale anche Flixbus si comporta molto bene, mentre ProgettoQuid riporta pochi temi e coerenza.

3. Hashtag: come usare gli hashtag su Instagram

Eccoci a trattare un tema molto delicato, iniziamo dal definire la funzione di un hashtag: serve a catalogare e rendere visibili i contenuti a chi cerca un tema preciso, ecco perché contribuisce in parte al successo di un post. Ne possiamo inserire massimo 30 per post. Oltre al tema, che ovviamente è rilevante, è bene considerare la quantità di altre immagini già legate all’hashtag che scegliamo (basta digitare il termine nella barra di ricerca per comprenderne il volume). Un approccio semplice ed efficace è quello dell’alternanza:
– X% hashtag con volume basso (< 1 milione)
– Y% hashtag con volume medio (tra 1 milione e 5 milioni)
– Z% hashtag con volume alto (5+ milioni)
Ma non esistono formule magiche e bisogna adattare l’approccio alla propria realtà, costruendo un modello ad hoc. Per esempio se il pubblico a cui ci rivolgiamo fosse solo in Italia potrebbe essere utile declinare la scelta degli hashtag con approccio geolocale.

Infine, dato che l’utilizzo di 30 hashtag nello stesso post è penalizzante (sopratutto se alcune keyword si ripetono) oltre che de-posizionante come approccio, conviene sfruttare strategicamente un’adeguata rotazione (e ancora una volta il piano editoriale ci viene in aiuto). Vi immaginate un post di Armani con 30 hashtag? 🙂 Alcuni brand luxury, per esempio, non li utilizzano affatto. Noi poveri mortali, invece, dobbiamo far attenzione all’utilizzo degli “hashtag spam” che possono anche costare la chiusura dell’account. Sebbene non esista una lista ufficiale è piuttosto intuitivo capire di cosa parliamo: #alwaysfollowback #f4f #follow #follow4like #followall #followbackalways #followbackteam #follower #followers #followforfollow #followher etc. Più che questi, da usare assolutamente con parsimonia, è bene inventare un hashtag univoco per il proprio brand perché, usandolo con una certa coerenza, si può puntare a riutilizzo da parte di terzi tramite il coinvolgimento.

Un esempio di utilizzo calibrato degli hashtag è TonkiDesign che ne usa alcuni generici ad alto volume (#love > 1 miliardo #furniture > 16 milioni #photography > 335 milioni), altri di medio volume (#autumncolors circa 2 milioni) e più di nicchia (< 1 milione) ma rilevanti per il target e il business (#specialthings oltre al brand #tonki #tonki_design).

4. Contenuti: il piano editoriale per Instagram

Più il profilo si dimostra specializzato su un tema più sarà facile che emerga. Per i piani editoriali centrati sul business la specializzazione è più facile, perché è tutto connesso alla tipologia di prodotto. Emergeranno invece altre difficoltà come riuscire a variare i contenuti nel caso di uno o pochi prodotti da veicolare.
Poiché ci sono più modi di consultare un profilo (come singolo post, solitamente persone che ci conoscono, o come corpo unico, spesso per i nuovi contatti) è utile trovare un modo di mantenere omogenea la visione d’insieme e coerente lo stile comunicativo. Qualcuno lo fa con un uso strategico del colore o delle forme (es. composizione di immagini) nello stream. Un eCommerce con pochi prodotti come Foreo è stato capace di mostrare su Instagram le applicazioni lifestyle di ciò che vende, influencer che usano il prodotto e anche alcune ambientazioni suggestive: tutto per uno strumento che serve a lavare il viso, pertanto… no excuses! 😉

In Pittarosso troviamo un esempio di una buona alternanza delle tipologie di immagini, definito il tema principale (connesso ai prodotti) alterna rubriche, hashtag proprietari (#InfinitePossibilità), composizioni ecc. E, sì, ogni tanto ha foto di prodotto su sfondo bianco… la perfezione non è di questo mondo.

5. Insight: quali KPI considerare su Instagram

Verso la fine del 2018, Instagram ha annunciato la beta delle Analytics che permetteranno di approfondire le metriche oggi disponibili. Gli insight permettono di vedere le visite al profilo, i clic su sito (dal link in bio) e mail, copertura, impression, informazioni sul pubblico e sui contenuti. Tra i KPI importanti da considerare:

  • Impressions, Instagram Reach Percentage, Engagements Engagement rate, Follower Growth Rate, Audience Metrics Story Replies
  • Followers (se sono veri), Like, Comments (la reale misura dell’engagement, considerate che secondo Trackmaven ogni 1.000 fan abbiamo mediamente circa 18 like per foto e 0,63 commenti), Engaged hashtag
  • Referral traffic

Esistono già dei tool che permettono di avere qualche dato aggiuntivo sul quale fare valutazioni, in base ai numeri che muove il vostro profilo è sensato considerarne qualcuno (es. Iconosquare ecc.). In ogni caso, a prescindere dagli strumenti, è utile tener traccia dei numeri all’interno di un semplice foglio di calcolo, così da avere lo storico settimanale, vedere l’andamento di insieme e monitorare gli indicatori di performance fondamentali per prendere decisioni.

Conclusione

Quanta carne al fuoco, vero? Fermiamoci un momento e iniziamo la verifica con questi 5 punti. Prima di fine mese Federica pubblicherà la seconda parte di questo post dove andremo ad approfondire gli altri temi: la frequenza di pubblicazione, gli strumenti utili alla gestione, la funzionalità Shopping di Instagram, come stimolare i nostri follower e ovviamente le Instagram Stories.

D’altronde sono sempre di più gli eCommerce che sfruttano i social per portare traffico al sito o per aumentare la riconoscibilità del marchio, anche nelle strategie di eCommerce Management che sviluppiamo insieme ai clienti in agenzia. Per un confronto con il team Merlin Wizard e una valutazione sul tuo progetto: Contattaci >

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